Gli strumenti per la misurazione dei fenomeni sismici sono due: Sismografo e Accelerografo.
Il Sismografo misura le traslazioni del terreno in tre direzioni (N-S, E-O, verticale) ed è sensibile anche a terremoti di modesta entità.
L’Accellerografo misura l’accelerazione del terreno, a differenza del primo risulta essere meno sensibile ai terremoti di modesta entità.
Oltre agli strumenti di misurazione veri e propri esistono poi una serie di scale, unità di misura per quantificare la forza e l’intensità dell’evento sismico.
La prima scala introdotta fu la Mercalli (1902). É una scala basata sulla percezione umana e sull’intensità del danno prodotto su cose, persone, ambiente naturale.
Era però necessaria una valutazione obiettiva dell’intensità di un terremoto. Dall’analisi di un elevato numero di sismogrammi si rilevò che la traslazione massima del terreno, registrata a una certa distanza dall’epicentro, cresce proporzionalmente all’energia rilasciata dal terremoto.
La Scala Richter (1934) si basa proprio sulla quantità di energia rilasciata (magnitudo). Sostanzialmente si rileva l’ampiezza massima di certe onde sismiche ad una distanza di 100 Km dall’epicentro e per distanze diverse si adotta un apposito diagramma.